Osteoporosi e fratture da fragilità
7 Dicembre 2018 by Team Raco
L’osteoporosi è una patologia che colpisce le ossa e le indebolisce progressivamente. A causa dell’osteoporosi, la massa ossea si riduce e la microarchitettura del tessuto osseo subisce modificazioni che compromettono la resistenza dello scheletro. Con il progredire del processo patologico, il rischio di frattura aumenta sempre di più.
Nella sua etimologia, il termine “osteoporosi” fa riferimento a una sopravvenuta porosità delle ossa, che subiscono una crescente rarefazione della loro struttura microscopica. In fisica, la porosità è definita dal rapporto tra il volume dei vuoti che sono presenti in una porzione definita di un materiale e il volume complessivo considerato. La porosità di un materiale influenza la sua densità, che viene calcolata come rapporto tra la massa e il volume effettivo della materia analizzata.
Per questo, un parametro fondamentale per la valutazione delle condizioni delle ossa è la “densità minerale ossea” (“bone minerale density”).
Tra i migliori neurochirurghi della colonna vertebrale, il Professor Antonino Raco opera affiancato da una équipe di esperti e con l’ausilio delle più avanzate tecnologie in campo medico per risolvere i casi di pazienti che presentano fratture da fragilità. Si distingue tra i neurochirurghi di eccellenza come pioniere dei trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale e della chirurgia al cervello “Awake Surgery”, così chiamata perché il paziente è sveglio durante l’intervento (ingl. “awake”, “sveglio”).
Ordinario della Cattedra di Neurochirurgia alla Sapienza-Università di Roma, il professor Raco è anche Direttore del Master in Tecniche chirurgiche e tecnologie innovative in neurochirurgia e della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia. Visita e opera nell’istituto privato di Roma, Clinica Villa Margherita . Svolge unicamente attività di consulenza presso l’Ospedale G. Panico, di visita e consulenza presso Casa di Betania a Tricase (LE) e presso il Medtech Center di Latina. È disponibile per consulti neurochirurgici anche al Poliambulatorio di Specchia, nel leccese.
Il professor Raco gode di fama internazionale grazie alla sua grande esperienza e alle numerose pubblicazioni.
Osteoporosi: sintomi iniziali ed evoluzione
La progressiva perdita di densità minerale ossea caratteristica dell’osteoporosi non dà veri e propri sintomi iniziali della malattia. Il processo patologico si sviluppa in modo silente finché le ossa non sono così fragili da rompersi in conseguenza di un movimento banale della quotidianità.
Così nell’osteoporosi i sintomi iniziali si manifestano quando l’alterazione a carico della microarchitettura delle ossa è già di misura consistente. Il paziente affetto da osteoporosi può accusare dolori intensi alla schiena, causati da fratture di fragilità delle vertebre, postura curva, riduzione della statura, fratture che interessano le vertebre, il polso, il femore e altre ossa.
Osteoporosi: cause e fattori di rischio
Alla base dello sviluppo dell’osteoporosi possono essere identificate diverse cause e fattori di rischio. L’instaurarsi della malattia può essere legato a uno sviluppo osseo insufficiente nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza. In questi casi l’individuo si trova ad affrontare l’invecchiamento con un picco di massa ossea insufficiente.
Viene definita “picco di massa ossea” la quantità di tessuto minerale osseo presenta alla fine della crescita, che si mantiene costante durante l’età adulta e inizia a diminuire con l’invecchiamento.
- Per le donne, un fattore che influisce notevolmente nel favorire lo sviluppo di osteoporosi è la menopausa. Infatti, la ridotta produzione di estrogeni determina un aumento della perdita di tessuto osseo, che si verifica in modo rapido subito dopo la menopausa, e si stabilizza negli anni successivi.
- Gli uomini presentano una riduzione della densità ossea dopo i cinquant’anni, sempre in conseguenza dell’abbassamento della produzione di ormoni sessuali, ma il fenomeno è più graduale rispetto a quello che interessa le donne.
Lo sviluppo dell’osteoporosi può essere conseguenza di patologie, come i disturbi del comportamento alimentare, oppure di trattamenti farmacologici particolari.
L’assunzione di farmaci antiepilettici o glucocorticoidi (prednisone, cortisone e altri) per un lungo periodo può indurre lo sviluppo di osteoporosi. I glucocorticoidi vengono utilizzati per la terapia dell’artrite reumatoide, del lupus, dell’asma, del morbo di Crohn e altri processi patologici.
L’ipertiroidismo, l’anoressia nervosa, l’alcolismo e l’insufficienza renale sono ulteriori condizioni patologiche che influiscono sulla possibilità di una ridotta densità ossea.
Oltre a cause che hanno un’influenza diretta nello sviluppo della malattia, possono essere individuati fattori di rischio modificabili e immodificabili: la carenza di calcio e vitamina D, il fumo, l’alcol, la sedentarietà, essere di genere femminile e di corporatura minuta, l’età e la predisposizione familiare.
Osteoporosi: diagnosi
L’osteoporosi richiede una diagnosi precoce che permetta un tempestivo approccio terapeutico per scongiurare il rischio di fratture da fragilità. La diagnosi di osteoporosi può essere formulata sulla base della densitometria ossea, detta anche MOC, acronimo per “mineralometria ossea computerizzata”.
Grazie alla MOC è possibile identificare la presenza di osteoporosi, valutare il rischio di fratture da fragilità e in un secondo momento verificare la risposta alla terapia.
La MOC per ragioni tecniche e artefatti ha scarso valore se applicata alla colonna lombare, mentre è molto sensibile ed affidabile nella valutazione della testa del femore e del polso
Come curare l’osteoporosi: terapia farmacologica e trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale
Nel momento in cui viene individuata un’importante diminuzione della densità ossea, occorre rispondere alla domanda fondamentale: come curare l’osteoporosi?
La prima cura dell’osteoporosi consiste in un cambiamento delle abitudini alimentari. Il paziente deve impegnarsi a seguire una dieta corretta che apporti le giuste quantità di calcio e di vitamina D. Anche lo stile di vita va modificato, successivamente alla diagnosi di osteoporosi. Infatti, il paziente con diagnosi di osteoporosi deve evitare la sedentarietà e dedicarsi alla pratica regolare di attività fisica.
Occorre poi adottare misure preventive per scongiurare il rischio di cadute. In casa non devono essere lasciati oggetti sul pavimento su cui si possa scivolare, né le superfici devono essere ingombre di mobili bassi, piedini e gambe di tavoli che possono essere di inciampo. È bene anche evitare tappeti e scendi doccia, che non siano antiscivolo.
La terapia dell’osteoporosi può comprendere la somministrazione di farmaci che bloccano o rallentano la perdita di materiale osseo, aumentano la densità ossea e riducono il rischio di fratture, come i bifosfonati che vengono assunti con cadenza quindicinale o mensile.
Nei casi in cui si siano già verificate rotture delle vertebre, è possibile intervenire con trattamenti chirurgici mini invasivi della colonna vertebrale. Con questa operazione, in particolare, vengono risolte le fratture vertebrali osteoporotiche da compressione. Vengono attuate due tecniche innovative: la vertebroplastica e la cifoplastica.
Il neurochirurgo decide di operare il paziente con una delle due metodiche quando si trova a far fronte a fratture da cedimento che non rispondono alla terapia antalgica e compromettono di conseguenza la qualità della vita del paziente.
In tal senso, il professor Raco e la sua équipe intervengono con successo ogni anno su un gran numero di pazienti.
Incidenza delle fratture da fragilità in Italia: osteoporosi della colonna vertebrale
Le fratture da fragilità sono conseguenza dell’osteoporosi, che colpisce in particolar modo la colonna vertebrale. Per questo si registra un grande numero di fratture delle vertebre, che possono richiedere o meno l’ospedalizzazione del paziente. Come risultato della frattura delle vertebre, il paziente accusa dolori molto intensi e subisce deformazioni e riduzione della statura corporea.
Le deformità vertebrali sono la complicazione più comune dell’osteoporosi e rappresentano l’avvio della cosiddetta “cascata fratturativa”. Infatti, dopo una frattura delle vertebre aumenta notevolmente la probabilità di subirne una seconda entro pochi mesi. Nel 25% dei casi di rottura di una vertebra, i pazienti ne riportano una seconda durante l’anno successivo all’infortunio.
Parallelamente al rischio aumentato di fratture conseguenti all’osteoporosi della colonna vertebrale, dopo il primo episodio di compromissione dell’integrità ossea, incrementa di quattro volte il rischio di fratture femorali.
Solo nel 20-30% dei casi, le fratture delle vertebre dovute a osteoporosi della colonna vertebrale danno origine a una sintomatologia importante e manifesta. Tra questi, l’ospedalizzazione è necessaria solo per il 20% dei pazienti.
Si stima che ogni anno nella popolazione italiana con più di 45 anni si verifichino circa 155.000 nuovi casi di fratture vertebrali, comprendendo nel computo anche quelle asintomatiche.
Questo dato, secondo alcuni epidemiologi, è tuttavia nettamente sottostimato. Il numero di fratture si aggirerebbe infatti intorno alle 450.000, perché molti di questi pazienti hanno più fratture dei corpi vertebrali durante un singolo anno, molte delle quali misconosciute perché di minore entità.
Osteoporosi: predisposizione, chirurgia vertebrale e rischi
L’osteoporosi costituisce un fattore di rischio per i traumi spinali. Il paziente che raggiunge il Pronto Soccorso in seguito a caduta accidentale, che non presenta sintomi neurologici, ma accusa dolore alla colonna vertebrale, viene sottoposto a radiografia a doppia proiezione (frontale e di laterale) e successivamente a ulteriori accertamenti in presenza di comorbidità come l’osteoporosi.
L’osteoporosi è una patologia che colpisce lo scheletro ed è classificata come malattia sistemica, cioè riguarda la totalità dell’organismo.
In presenza di osteoporosi il tessuto osseo va incontro a una serie di alterazioni micro e macroscopiche che rendono più fragile la struttura scheletrica e determinano un aumento del rischio di frattura. Questa condizione influisce anche sulla possibilità di essere colpiti da rottura di una o più vertebre, le ossa corte che formano la colonna vertebrale.
Si possono distinguere l’osteoporosi primitiva e l’osteoporosi secondaria. La prima si suddivide nella varietà giovanile, in quella post-menopausale, quella maschile e involutiva, e quella senile. L’osteoporosi secondaria, invece, è così definita perché si instaura come conseguenza di un’altra patologia oppure dall’assunzione di farmaci.
Le fratture al corpo vertebrale sono tra le più frequenti nei soggetti con osteoporosi. Nella valutazione del singolo caso occorre tenere presente l’eventualità di traumi recenti che possono essere concorsi a determinare la frattura, l’età del paziente, l’abbassamento della statura maggiore di 6 cm, una distanza tra le creste iliache e le ultime coste inferiore a due dita.
Nei pazienti affetti da osteoporosi le fratture vertebrali sono causate da cadute, ma anche da attività normali della vita quotidiana come chinarsi in avanti, fare una torsione del busto, sollevare oggetti leggeri. Per affrontare e gestire le fratture del corpo vertebrale, oltre alla terapia conservativa, farmacologica e di riposo a letto, è possibile praticare trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale.
La vertebroplastica è una tecnica di chirurgia vertebrale che diminuisce i rischi di ulteriori fratture e ha l’obiettivo di ridurre il dolore conseguente alla rottura di una o più vertebre. Questo intervento, che rientra tra i trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale, comporta che venga iniettato nel corpo vertebrale del materiale acrilico e osso per stabilizzare la vertebra danneggiata. In questo modo si previene l’ipercifosi, cioè la gobba, e la riduzione dell’altezza del paziente.
Tra i trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale figura anche la cifoplastica con palloncino, una tecnica di chirurgia vertebrale che riduce i rischi di peggioramento della deformità cifotica, allevia il dolore, stabilizza la frattura e ripristina l’altezza del corpo vertebrale. Con l’ausilio di due palloncini viene creata una cavità in cui viene inserito metil-metacrilato e osso. Questa tecnica della chirurgia vertebrale riduce i rischi di dispersione del cemento osseo proprio grazie alla creazione di una cavità da riempire.
La vertebroplastica e la cifoplastica con palloncino fanno entrambe parte dell’insieme dei trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale. Si eseguono quando non c’è danno al midollo spinale. Sono interventi di chirurgia vertebrale a bassissimo rischio, ma sono ancora in corso studi per valutare i benefici a lungo termine.
L’utilizzo di una miscela ossea mista a metacrilato riduce il rischio di fratture contigue perché la miscela ha la stessa densità dei corpi vertebrali adiacenti. Il professor Raco adotta questa tecnica per i suoi pazienti.
Trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale: prof. Antonino Raco
Il professor Antonino Raco è tra i migliori neurochirurghi della colonna vertebrale. Grazie al supporto di una équipe competente e di tecnologie avanzate, interviene con successo con trattamenti mini invasivi su fratture da fragilità, scoliosi ed un gran numero di patologie che colpiscono la colonna vertebrale.
Il professor Raco è una figura di riferimento a livello internazionale non solo per l’esperienza maturata negli anni, ma anche per le numerose pubblicazioni e le partecipazioni a Congressi nazionali ed internazionali.
Il prof. Raco è Direttore dell’Unità Operativa Complessa (U.O.C.) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma. Esponente di spicco nel panorama dei neurochirurghi di eccellenza, Raco visita e opera alla Clinica Villa Margherita, istituto privato di Roma. È consulente presso l’Ospedale G. Panico e visita presso Casa di Betania a Tricase (LE), presso il Poliambulatorio di Specchia, e al Medtech Center a Latina.
Il professor Raco si dedica inoltre all’attività didattica: è Professore ordinario della cattedra di Neurochirurgia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia e Direttore del Master “Tecniche chirurgiche e tecnologie innovative in neurochirurgia” della Sapienza-Università di Roma.