Trauma spinale: Approfondimenti
7 Dicembre 2018 by Team Raco
Questa pagina è dedicata al trattamento di alcuni temi legati alla patologia Trauma spinale. Rimandiamo alla pagina principale per una lettura completa sull’argomento. Di seguito, è possibile trovare approfondimenti relativi a:
1. Traumi spinali: complicazioni
L’osteoporosi nei pazienti con lesione spinale
2. Chirurgia del midollo spinale: la decompressione
3. La convalescenza dopo stabilizzazione vertebrale
1) Traumi spinali: complicazioni
Successivamente a un trauma spinale possono manifestarsi diverse complicazioni. La loro insorgenza dipende dalla gravità e dal livello della lesione spinale. Più la lesione spinale si colloca in alto più il rischio di complicanze aumenta e ne aumenta anche la gravità. Lesioni del midollo spinale al livello del mielomero C5 o superiori compromettono seriamente anche la respirazione.
La mobilità estremamente ridotta dei pazienti con traumi spinali li rende soggetti a embolia, infezioni delle vie urinarie, retrazioni dei muscoli che di conseguenza non possono tornare alla lunghezza originaria, atelettasia, polmonite, ulcere da pressione.
L’embolia consiste in un quadro patologico causato dall’interruzione del flusso di sangue per ostruzione di un vaso sanguigno dovuta a una bolla gassosa, a liquido o materiale insolubile nel sangue. La sintomatologia è differente a seconda della parte dell’organismo in cui si verifica la mancata irrorazione. Generalmente si hanno embolia cerebrale o embolia polmonare.
L’atelettasia è il collasso parziale o totale di un polmone causato dallo sgonfiamento degli alveoli polmonari, strutture che costituiscono il tessuto polmonare dove avvengono gli scambi gassosi. L’atelettasia può insorgere perché viene ostruita fisicamente una delle vie aeree superiori per la presenza di un eccesso di muco oppure di un corpo estraneo. In altri casi l’atelettasia è determinata da una pressione esterna che impedisce al polmone di incamerare aria. Si tratta della condizione che si instaura in seguito a trauma toracico.
I sintomi dell’atelettasia sono: difficoltà respiratorie, tosse persistente e inefficace, febbre, cianosi. In alcuni casi, tuttavia, l’atelettasia può rimanere asintomatica se riguarda una parte modesta del polmone
L’osteoporosi nei pazienti con lesione spinale
Tra le complicazioni importanti che intervengono nei pazienti con lesione al midollo spinale c’è l’osteoporosi. Infatti, dopo l’evento traumatico che ha determinato il danno al midollo spinale avviene una diminuzione della densità ossea che interessa le strutture che si collocano al di sotto della lesione. Pertanto la perdita di massa ossea ha un andamento sottolesionale, interessando prevalentemente gli arti inferiori.
Uno studio del 2004 di Shen-Dan Jang, Li-Yang Dai e Lei-Sheng Jiang del Department of Orthopedic Surgery dello Xinhua Hospital of the Shanghai Second Medical University conferma che le cause della perdita di massa ossea nei pazienti con lesione del midollo spinale sono molteplici e derivano da interazioni complesse. Gli autori scrivono:
«The pathogenesis of osteoporosisafter SCI (spinal cord injury) remains complex and perplexing. Disuse may play an important role in the pathogenesis of osteoporosis, but neural factors also appear to be important. SCI also leads to impaired calcium and phosphate metabolism and the parathyroid hormone (PTH)-vitamin D axis».
La patogenesi dell’osteoporosi nei pazienti con lesione del midollo spinale rimane ancora complessa e misteriosa. L’immobilità e l’assenza di carico giocano un ruolo importante. Infatti, il carico meccanico ha effetti di sollecitazione sulle cellule che compongono il tessuto osseo, gli osteociti. L’assenza di carico inibisce gli osteoblasti, cioè le cellule deputate alla produzione di osso, mentre attiva gli osteoclasti, le cellule che distruggono l’osso. Questo meccanismo è probabilmente uno dei fattori causali alla base dell’insorgenza di osteoporosi nei pazienti mielolesi.
Un altro elemento implicato nella patogenesi dell’osteoporosi nei pazienti con lesione al midollo spinale è costituito dalla denervazione, un aspetto che a sua volta influenza il metabolismo osseo. Dopo una lesione del midollo spianale viene a mancare l’innervazione del sistema nervoso simpatico. Questa condizione causa alterazioni della circolazione sanguigna con conseguente ristagno venoso e stimolazione degli osteoclasti, responsabili del riassorbimento osseo.
In seguito a lesione del midollo spinale risultano anche compromessi il metabolismo del calcio e del fosfato, e l’asse dell’ormone paratiroideo (paratormone o PTH) – vitamina D. Il paratormone è un ormone secreto da ghiandole che si trovano dietro la tiroide. La sua funzione consiste nel mantenere livelli di calcio costanti nell’organismo. La vitamina D è essenziale per l’assorbimento di calcio e fosforo dalla dieta.
2) Chirurgia del midollo spinale: la decompressione
La decompressione del midollo spinale è un intervento chirurgico che deve essere attuato qualora, in conseguenza di un trauma o di patologie di diversa natura, come tumori, ipertrofia delle articolazioni o dei legamenti, alterazioni o crolli del corpo vertebrale, si instauri una compressione del midollo.
In caso di un trauma spinale, la compressione del midollo generalmente compare immediatamente e si parla di compressione acuta. Tipicamente è dovuta a fratture vertebrali da schiacciamento oppure a lussazione o dislocazione di un corpo vertebrale, o per dislocazione dei frammenti fratturati o ancora perché si può essere formato un ematoma epidurale o sottodurale (cioè sopra o sotto la dura madre, la più esterna delle meningi che ricoprono midollo spinale ed encefalo). In questo caso, i sintomi si appalesano in alcuni minuti o poche ore.
La chirurgia del midollo spinale decompressiva in caso di compressione acuta è necessaria e talora urgente, per scongiurare il rischio di danno secondario. Infatti, il midollo sottoposto a schiacciamento o compressione dà luogo ad una sintomatologia importante.
I sintomi sono costituiti da deficit segmentari, paraparesi o tetraparesi, iporeflessia cui segue iperreflessia (diminuzione dei riflessi cui segue un aumento degli stessi), risposte plantari in estensione, segno di danno delle vie motorie, perdita del tono degli sfinteri che causa disfunzioni intestinali e vescicali, deficit sensitivi.
La decompressione che viene praticata con un intervento di chirurgia del midollo spinale consiste nell’ampliare i diametri del canale vertebrale mediante l’asportazione delle lamine (laminectomia decompressiva). Frequentemente alla resezione delle lamine vertebrali viene affiancata la faccectomia, cioè la fresatura delle faccette articolari, strutture anatomiche situate nella parte posteriore di ogni vertebra che costituiscono le articolazioni con la vertebra superiore e quella inferiore.
Ogni vertebra presenta quattro faccette articolari, due rivolte verso l’alto e due rivolte verso il basso. Le faccette articolari articolano le vertebre nella loro parte posteriore, mentre nella parte anteriore le vertebre sono unite tra loro dai dischi intervertebrali.
3) La convalescenza dopo stabilizzazione vertebrale
La convalescenza dopo un intervento di stabilizzazione vertebrale in cui non c’è un danno al midollo comprende un periodo di tempo più o meno lungo trascorso in clinica e un certo numero di giorni in cui è necessario evitare sforzi. Il numero dei giorni di ricovero varia a seconda che il paziente sia un politraumatizzato o abbia solo un problema vertebrale, all’età del paziente, alle sue condizioni di salute e alla complessità della frattura che viene stabilizzata attraverso l’intervento, svolto da neurochirurghi specialisti della colonna vertebrale.
Nei mesi successivi all’intervento di stabilizzazione vertebrale è consigliabile non fumare perché la nicotina influisce negativamente sul processo di fusione ossea, rallentando la stessa. Come tutti gli interventi chirurgici, anche in questo caso possono verificarsi complicazioni che essenzialmente consistono nella mancata fusione vertebrale, dolore, compromissione delle radici nervose e insorgenza di processi infettivi.
Nei giorni successivi all’intervento chirurgico è necessario stare attenti anche all’alimentazione che deve essere nutriente ed equilibrata. È necessario assumere quantità bilanciate di proteine, calcio, fosforo e vitamina D, fattori importanti nel favorire il processo di guarigione ossea.
La convalescenza dopo la stabilizzazione vertebrale può prevedere un periodo di riabilitazione. Il numero delle sedute con il fisioterapista e il tempo necessario a riprendere tutte le funzionalità varia a seconda della situazione individuale. Per alcune settimane durante la convalescenza dopo la stabilizzazione vertebrale può essere necessario indossare un busto, utile quando il paziente è in piedi ed il rachide sotto carico.
Grazie ai trattamenti mini invasivi della colonna vertebrale il dolore post operatorio e la durata del ricovero e dell’immobilizzazione sono notevolmente ridotti rispetto agli interventi di chirurgia open (tradizionale) che venivano praticati in passato e sono espletati tuttora in molte neurochirurgie.